Il metodo Mézières

Il metodo Mézières fu inventato nel 1947 in Francia da una fisioterapista chiamata Françoise Mézières.


Postura_squadra_supina.jpgL'approccio Mézierista in via schematica consiste prima di tutto nel normalizzare secondo alcuni criteri la forma (struttura) di un corpo, sapendo che è essenzialmente tramite il gioco di retrazione e raccorciamenti muscolari (più spesso nella parte posteriore dell'abito muscolare) che si manifestano i dismorfismi (scoliosi, iperlordosi, cifosi, ginocchio varo o valgo, cancellazione delle curve, ecc).
Riassumendo, se la forma di un corpo è deformata la funzione che ne consegue è falsata.
Se vi sono disarmonie morfologiche vi saranno compensi e/o cattive sinergie, quindi potenzialità di patologie e di dolore.
Vi è un'assoluta complementarità fra il metodo Mézières e l'osteopatia. Stesso approccio/contatto del paziente (ossa, viscere, fasce, muscoli)

(1) Il movimento è la vita, tutte le strutture anatomiche sono in movimento le une in rapporto con le altre
(2) La struttura determina la funzione
(3) L'omeostasi che è la capacità dell'organismo di riequilibrarsi e di autoripararsi.

Molte volte il male è distante dal posto di origine, quindi non bisogna confondere la causa del male ed il sintomo! (4) Una storta della caviglia mal curata, che lascia come conseguenza, per esempio, una limitazione nell'ampiezza della flessione, dovrà compensarsi ad ogni passo:

in alcuni soggetti al ginocchio, che dovrà tendersi un po' di più e forzare i legamenti generando così un dolore,
in altri all'anca, i cui tessuti non potranno più sopportare la compensazione (dolore all'inguine),
in altri ancora, in fondo alla colonna vertebrale (articolazione sacro-iliaca) che si troverà "sfregata" "forzata" ad ogni passo posteriore, tirando i legamenti e provocando a volte lombalgie resistenti a qualunque trattamento locale,
un gran numero di altre compensazioni potranno farsi in zone a volte le più inattese.
Una regione dorsale e toracica può trovarsi irrigidita, e così privata della sua mobilità fisiologica, a causa di una respirazione troppo corta (generata da uno stato di ansietà o d'inquietudine permanente), per delle posizioni nel lavoro d'ufficio eccessivamente fisse, per un vecchio trauma alla schiena, per un certo "comportamento" rigido, per un'artrosi che "inchioda" un poco alla volta la regione dorsale.
Così, ogni volta che occorrerà guardare indietro, fare una manovra di parcheggio tra due macchine, prendere un foglio dietro di sé in ufficio, ecc..., la quantità di movimenti necessari dovrà essere effettuata in gran parte dalla colonna cervicale, dalla regione lombare, dalle spalle, e molto poco dalla colonna dorsale poiché quasi bloccata.
Se l'organizzazione compensatrice si ripartisce male, le cervicali dell'uno si troveranno sovraccaricate di lavoro e molto rapidamente doloranti (cervicalgie, torcicolli), le lombari dell'altro dovranno operare in un lavoro per il quale non hanno una vocazione primaria e potranno "bloccarsi" in occasione di un cosiddetto "falso movimento", le spalle di un altro ancora dovranno "forzare" e, a seconda della loro suscettibilità, potranno generare dei fenomeni infiammatori cronici (peri-artrite, tendinite) (2).
Si constata così che molto spesso il dolore appare in zone di compensazione e che il vero male resta nascosto nell'ombra, senza manifestarsi.

"il male non è mai là dove si manifesta", dixit Mézières.


Risulta così evidente la ingenuità e la stupidità di una terapia che si rivolge unicamente ai sintomi nel quadro di una patologia cronica. Ed anche nei casi acuti, la vera causa delle vostre lombaggini o torcicolli si trova in parti diverse dalle lombari e cervicali.
È nostro compito trovarle!(2).
Molte volte un'analisi biomeccanica del genere non è possibile: il gioco dei compensi è così complesso che diventa impossibile risalire alla causa primaria. Allora l'unica guida rimane la forma la cui normalizzazione, attraverso i parametri delle "belle linee", rappresenta l'unica strategia nei casi più intricati. E' al raggiungimento di una forma migliore che mira il trattamento Mezieres, attraverso un lavoro strutturale fatto di posture (cioè di stiramenti), di movimenti articolanti, del "disfare" (in cui si fanno funzionare determinati gruppi muscolari senza le "cattive sinergie abituali")(3).
I principi del metodo sono semplici e logici. Ma l'attualizzazione pratica di un trattamento Mézières è molto più difficile da realizzare! Un trattamento Mézières richiede, da parte del terapista, una grande precisione ed esige un'osservazione rigorosa e minuziosa di tutto il corpo nei suoi svariati comportamenti adattativi(4).
Il problema è di poter correggere la lesione principale, che è la causa dello stato del paziente, partendo dai molteplici dismorfismi e dolori di quest'ultimo, correggendo uno dopo l'altro in senso inverso i diversi adattamenti. Spesso, le lesioni principali scompaiono da sole, quando i differenti adattamenti si fissano con delle conseguenze ancora più gravi di quelle che erano state provocate dalle lesioni iniziali. Di conseguenza queste possono divenire delle lesioni principali e così di seguito..... Il mezierista diventa un terapista investigatore!

Svolgimento di un trattamento Mézières:

SCOPO: - allentare le tensioni muscolari - ridare la lunghezza originale ai muscoli accorciati
MEZZI: - mettendo il paziente nelle posizioni di stiramento globale, esercitando una
trazione continua e simultanea alle estremità delle catene muscolari ed impedendo, nel limite del possibile, le compensazioni - adattamenti (chiamate anche imbrogli).
Queste posizioni globali e totali devono essere tenute con grande rigore e per un tempo abbastanza lungo (a differenza dello stretching) e associate ad un lavoro d'espirazione che combatte le lordosi ed allunga il diaframma, anch'esso un muscolo molto importante per la statica.
Questo lavoro d'espirazione è un metodo supplementare e potente per intensificare la tensione delle differenti catene muscolari accorciate(4).